Senza una biblioteca non mancano solo i libri
Ci tolgono il "terzo luogo". Dove siamo animali sociali, fuori dal lavoro e dalla famiglia
Qual 'è il luogo che ci consente di essere animali sociali? E’ il pub, è la palestra, è la piazza. Ma è anche una biblioteca, se progettata per soddisfare la nostra sete di relazioni.
Siamo animali sociali. Le piazze non sono nate per caso. C’è un luogo che non è casa e non è lavoro in cui esprimiamo noi stessi al di fuori dalla veste che ci tocca in famiglia o nella professione. Ray Oldenburg negli anni ‘80 chiamò questi posti “Il terzo luogo”. Dove ci si sente, per alcune ore, liberi.
Le biblioteche sono considerati luoghi ideali per costruire il “terzo luogo“. Zone franche, pubbliche, in cui girovagare e perdersi, incontrare e socializzare con gli sconosciuti.
Ma che succede quando una città non ha un museo e non ha una biblioteca, quando queste strutture sono ridotte a spazi angusti, limitati negli orari, privi di personale? Dove cerca, il cittadino, il suo “terzo luogo”? Di solito si va in libreria. O si entra in un pub. Ma potrebbe servire dell’altro.
A Thionville, Comune di 42.000 abitanti nel nord-est della Francia, dal 2016 esiste una Mediateca concepita dall’architetto Dominique Coulon proprio come “terzo luogo”. Quasi 5.000 metri quadrati asimmetrici e irregolari, con spazi e attività per tutti, adulti, anziani, bambini. Uno spazio che, oltre al servizio biblioteca, contiene sale per esposizioni, laboratori, sale prova per musicisti e un bar-ristorante.
Questo è il terzo luogo.
Al terzo luogo di cui tanto abbiamo bisogno, si interessa anche il privato. Ikea nel 2018 ha condotto una ricerca su 22.000 utenti per capire dove le persone si sentono davvero a casa. In Italia quasi una persona su tre afferma di sentirsi a “casa” fuori della sua abitazione. Sentirsi a casa, insomma, è cosa diversa dallo stare in casa.
Per Ikea sono informazioni preziose per disegnare ambienti sempre più accoglienti, ricreare confort per le persone all’interno della propria abitazione, farci acquistare i suoi prodotti.
Il dovere di un ente pubblico, ammesso che conosca questi dati, sarebbe progettare il “terzo luogo” nelle città, assecondare la naturale esigenza del cittadino, favorire la formazione delle comunità.
Anna Galluzzi, funzionaria della biblioteca del Senato, così scrive nel suo “Il cortocircuito della biblioteca pubblica”:
“Tolti gli spazi all’aperto che sono sì aperti a tutti e liberamente accessibili, ma non sempre ospitali né sicuri, tolti gli spazi commerciali apparentemente aperti a tutti ma in realtà severamente controllati e regolamentati, le nuove sedi bibliotecarie finiscono per essere spesso l’unico spazio attrezzato, al chiuso e a disposizione della comunità, dove tutti sono i benvenuti purché rispettino le regole minime della convivenza civile. La biblioteca pubblica diviene così ‘il luogo di approdo di numerose ‘derive urbane’ e di emersione di una domanda sociale, più o meno latente, presente nel territorio”.
Occorre ripensare gli spazi urbani. E anche il personale, non più orientato solo al libro e alla biblioteca.
Nella città in cui vivo, Terracina, 46 mila abitanti nel Lazio del Sud, il museo civico è chiuso da 4 anni e la biblioteca da 2 anni, per normali problemi di manutenzione e carenza di personale. Al cittadino adulto non resta che cercare il suo “terzo luogo”, lo spazio del suo “essere sociale”, nei bar, nei pub, nei centri commerciali, in palestra.
Anche io qualche anno fa scelsi il mio “terzo luogo”. Si chiamava Art Cafè, spaziosissimo, minimale, ispirato ai caffé-librerie, con dei comodi divani e un piccolo palco per musica e presentazioni. Aveva il wi-fi gratuito e un ottimo bar. Ci andavo tutte le mattine per leggere i giornali e e per lavorare, davo appuntamenti, facevo riunioni. I ragazzi ci andavano a studiare. Ha interrotto la sua attività, e addio al “terzo luogo”.
Uno spazio con queste funzioni deve essere pubblico, per essere per tutti. Non deve far dipendere la propria esistenza da dinamiche commerciali, la spesa deve farla il contribuente con le tasse. Perché grazie a questi luoghi, diventa un cittadino migliore.